Erano gli anni ’70 quando l’allora undicenne Angelo Tramontana – socio fondatore dell’Associazione Don Sandro e Vanda Sciaboletta – conobbe per la prima volta don Sandro. “Da Narni, ci spostammo a Terni e venimmo ad abitare in una casetta vicino la Chiesa Santa Maria Regina”. Era lì che officiava don Sandro.
A Narni Angelo era chierichetto e una vita, anche se giovane, già ce l’aveva. A Terni invece non conosceva ancora nessuno, ma dopo una passeggiata con il padre, vide per la prima volta quella Chiesa che rimase una costante per tutta la sua vita. “Quel giorno passammo davanti a quella Chiesa che tutto sommato mi sembrava anche abbastanza brutta, però per qualche motivo difficile da spiegare, ebbi una curiosità che mi spinse ad entrare”. All’epoca era presente un altro sacerdote molto anziano, ma pochissimo tempo dopo arrivò Don Sandro a presiedere quella Chiesa. L’incontro fra i due venne favorito grazie al padre di Angelo; “chiese se potessi occuparmi di qualcosa durante la messa, avendo io una precedente esperienza a Narni. Don Sandro con il suo modo di fare, che all’epoca ancora non conoscevo ma che rimase perpetuo in tutta la sua vita, mi sorrise a tutta bocca, dicendomi d’iniziare già dalla settimana successiva. Da subito mi ero accorto che non era il classico sacerdote, quello che incuteva soggezione, ma era anzi sempre cordiale e mi accolse subito a braccia aperte. Si accorse in un attimo della mia timidezza e mi aiutò ad affrontarla. Mi accettò così com’ero”. Gli anni passarono, Angelo rimase al fianco del sacerdote in tutti i cambiamenti delle loro quotidianità che si succederono in quegli anni.
Nella Chiesa di Santa Maria Regina si seguivano modi più moderni per avvicinare i giovani alla messa. Meno latino e più musica elettronica. Una formula che effettivamente funzionò: “più che utilizzare i dettami delle messe in modo rigido e farli poi seguire, ha sempre cercato di adattarli ai fedeli. Ne ha unite tante, di persone. Molte nemmeno della stessa religione. Tutti volevano sentire il suo personale commento al Vangelo. La Chiesa spesso era talmente gremita che bisognava aprire i portoni per far sentire la messa”.
Un’amicizia, questa, che durò per oltre cinquant’anni e che era presente in ogni momento importante delle loro vite. “Don Sandro mi ha sposato. Mia moglie all’epoca era una ritardataria cronica, don Sandro per scherzare – era sempre stato una personalità giocosa – ha detto che avrebbe iniziato la funzione senza di lei”. Consigli di vita, di scuola, di lavoro. Angelo aveva sempre qualcuno con cui confidarsi. “In adolescenza mi servivano aiuti a livello scolastico, sulle ragazze e sui momenti duri della mia vita. La mia famiglia era presente, ma la vera formazione cristiana me l’ha fornita don Sandro. E non ci siamo mai messi a tavolino per parlarne, è stato lui il mio esempio quotidiano. Ho capito proprio con lui il significato di amare ogni persona. Ci ha insegnato a parlarci tanto fra noi fedeli e a seguire gli esempi più semplici e puri di San francesco”. Uomo, don Sandro, capace di stare un passo indietro agli altri perché non voleva esporsi. Cercava di far brillare gli altri. “Io dico che è una grandissima persona, come ancora ci fosse. In questo momento in cui stiamo facendo l’intervista mi trovo in una stanza che mi scatena molte emozioni. È per me piena di tanti ricordi bellissimi. È qui che preparavamo insieme gli eventi e gli aiuti ai parrocchiani durante le festività”.
L’associazione è invece – purtroppo – nata dopo la morte di don Sandro nel 2021, avvenuta per il Covid-19. “Sempre circondato da persone, è morto solo in ospedale. Era il periodo più buio della Pandemia, quello in cui c’erano tante morti. Ma credevamo che con una cura sarebbe tornato da noi”.
L’associazione è stata fondata nel modo in cui tutto quello che don Sandro ha fatto in vita, nella sua sostanza, non venisse disperso. “Doveva esserci un segno concreto per continuare e ricordare quello che aveva fatto”.
“Nell’associazione – continua Angelo – c’è moltissima burocrazia. non me aspettavo. Una cosa molto lontana da don Sandro. Lui era sbrigativo e faceva molti fatti”. Inizialmente, don Sandro aveva creato una rete di aiuti umanitari per le famiglie in Kosovo. Povertà, malattie, mancanza di futuro, lui si occupava di tutto. “Si è legato a tale azione prima del Duemila. All’inizio questa cosa non mi andava bene: abbiamo tanti poveri qui nella parrocchia, nella città, nella Nazione. Perché arrivare fino in Kosovo? Don Sandro non mi ha convinto, non mi ha coinvolto nell’azione verso il Kosovo, non mi ha costretto. Ma mi raccontava ogni giorno tutto quello che avveniva e come avveniva, invogliandomi ad aiutare gli altri, da buon cristiano. Don Sandro non ha mai preso neanche in considerazione che molti kossovari fossero musulmani. Chi voleva, seguiva le messe di don Sandro che andavano oltre ogni religione”. Il credo dell’amore supera tutto.
Adesso l’associazione ha preso a cuore sia problematiche nazionali che internazionali, mantenendo i contatti storici con il Kosovo, ma operando anche in Africa. “In questi ultimi anni le cose sono cambiate, ma bisogna immagazzinare quello che abbiamo ricevuto e riportarlo in modo nuovo. Il mondo è cambiato, bisogna adattarsi alle novità”. L’associazione è stata una cosa bellissima, l’idea è venuta a Paolo e Nicolò – nipote di don Sandro e Presidente dell’associazione, amico fraterno di Angelo e al giovanissimo Vicepresidente – ed io sono stato felicissimo che abbiano pensato subito a me. La prima emozione è stata quando Paolo me l’ha detto, lo ricordo ancora, subito dopo la messa domenicale della mattina. Il nipote Paolo è molto simile a don Sandro, non nel carattere, ma nella sua essenza, nella sua bontà. Loro dicono le stesse cose. Sì, sono formulate in maniera diversa, ma sono le stesse. E anche a me dicono che comunico come don Sandro e sono molto fiero e commosso da questo fatto. Sono cresciuto con la mia famiglia, ma soprattutto con don Sandro. Quando è morto la gente veniva e mi faceva le condoglianze, come fossi un secondo nipote. In quel momento è come se fosse morto nuovamente mio padre”.
Il desiderio di Angelo per l’associazione è solo uno: “avrei un sogno nel cassetto, piano piano si sta sviluppando, ma so che è complicato. Per me, l’associazione potrebbe avere una migliore visione a livello locale, il territorio è quello che dà la risposta più immediata. Don Sandro ha vissuto sempre qui. L’associazione insieme alla parrocchia deve essere il migliore strumento per ricordare don Sandro e Vanda come esempio per tutti. E noi so che lo stiamo facendo. L’associazione è piccola, ma ci stiamo dando tanto da fare. Vorrei che l’associazione abbia sempre presente il motto di don Sandro ‘ama sempre il prossimo tuo come te stesso’”.
(Angelica Irene Giordano)